Un altro regalo “copia omaggio” della mia libraia, giusto giusto in un periodo di “vuoto” letterario e di tedio post vacanziero.
Carlene Thompson viene presentata come una delle scrittrici di punta della narrativa noir americana: in Italia è edita da Marcos Y Marcos e siti più o meno compiacenti la presentano come un “new thing” per il Belpaese ma con una solida reputazione dall’altro lato dell’Oceano.
Sarà, ma a me leggere questo “Il nostro segreto” mi ha portato a farmi un paio di domande sulla qualità della narrativa “di genere” degli ultimi anni, inflazionata da tutta la produzione scandinava.
Forse sono incappato in una delle sue produzioni meno felici, per carità, ma se questa signora originaria della West Virginia e insegnante in un’università dell’Ohio è una “maestra del giallo” siamo fregati.
“Il nostro segreto” è un thriller psicologico ambientato nella provincia americana: una serata fra amici ventenni, qualche birra di troppo e all’improvviso Gretchen, affermata pianista, balza sul parapetto di una chiesa sconsacrata e piomba nel vuoto.
Per Marissa non ci sono dubbi: è stato Dillon a spingere la sua migliore amica di sotto ma le altre testimonianze sono discordi, tanto che viene etichettata come una visionaria.
Dopo qualche anno, con Dillon sparito dalla circolazione, Marissa ritorna ad Aurora Falls per seppellire la madre e intraprendere la strada del giornalismo, quand’ecco che viene fatta uscire di strada da una sinistra apparizione.
Ancora una volta nessuno le crede, ma dopo una serie di morti molto sospette il dubbio si insinua nella piccola comnità dove tutti si conoscono e sanno tutto degli altri: Dillon Archer è tornato.
La sua presenza rimane sullo sfondo della narrazione, feticcio del “male” tout court e sospettato – in contumacia – dei delitti, mentre la giornalista Marissa (aiutata dall’ex fidanzato Eric) cercherà di fare chiarezza su quanto sta succedendo, partendo inevitabilmente sulla tragica morte dell’amica qualche anno prima.
Yawn.
Sì perchè le 416 pagine scorrono abbastanza monotone, i colpi di scena sono decisamente prevedibili e anche il finale non regala grosse sorprese o emozioni, il tutto scritto con uno stile abbastanza “educato” e affettato, senza neanche dare la parvenza di una profondità narrativa che, in un caso del genere, potrebbe farsi forza su un contesto come quello della provincia a stelle e strisce.
Carlene Thompson non ci regala una contraddizione, uno contrasto vero, una descrizione tonda e anche i personaggi – in quello che dovrebbe essere un giallo psicologico – appaiono piatti su uno sfondo che tridimensionale non è.
Lo dico senza cattiveria, ma probabilmente questo libro andrebbe bene per una sceneggiatura di un episodio della Signora in Giallo (che sia sempre portata in gloria, quella menagrama della signora Fletcher) perchè di romanzi strutturalmente superiori ce ne sono a kili anche attorno a noi.
(A proposito, ho iniziato da poco il nuovo lavoro di Gianni Biondillo e lo sto trovando, per il momento, addirittura superiore alle – tante – attese…).