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La spiaggia degli annegati

Galizia, nord della penisola iberica. E’ autunno, e sulle piovose spiagge attorno a Vigo viene ritrovato il cadavere di un pescatore: tutto inizialmente fa pensare a un suicidio ma le indagini dell’ispettore Leo Caldas (new entry fra una serie di figure “già viste” di investigatore melanconico) vanno in tutt’altra direzione.
Un giallo abbastanza classico e tutto sommato solido quello che il galiziano (ma residente a Madrid) Domingo Villar ha fatto uscire per i tipi di Kowalski noir, che riesce nel compito di “delocalizzare” (parola spesso ahinoi abusata in economia) il giallo spagnolo e spostarlo dall’egemonica Barcelona (dove si muovono Petra Delicado e Pepe Carvalho).
Prima interessante notazione: l’assistente dell’ispettore Caldas, Estevez, non è galiziano ma bensì aragonese, così come la “spalla” (perchè spesso gioca il ruolo appunto di spalla comica) della protagonista dei romanzi di Alicia Giménez-Bartlett non è catalano ma di Salamanca, la Spagna più profonda e sonnolenta.
Ritornando alla prima opera tradotta in italiano di Villar quello che salta subito agli occhi del lettore è la meticolosa ricostruzione di un ambiente, quello dei pescatori galiziani, lontano dagli stereotipi di rito, antico e nello stesso tempo attuale: è in questo milieu che si va a sviluppare un’indagine paziente e ben articolata, fra il mare in burrasca e le nasse lasciate sul molo.
Justo Castelo, detto il Biondo, è un uomo di poche parole che vive di pesca a Panxton, piccola e silenziosa comunità situata fra le nebbie delle rìas dell’estremo nordovest della Spagna.
Quando appunto viene ripescato in mare con le mani legate da una fascetta toccherà all’ispettore Caldas cercare risposta a questa morte inaspettata, indagando fra gente rude che spesso risponde alle domande con giri di parole o altre domande, abituata ad uscire all’alba per pescare o ad emigrare in Sud America (spesso per definire gli spagnoli immigrati in Argentina veniva usata la parola “gallegos” perchè appunto la maggior parte veniva da questa regione).
Grazie ai racconti di un vecchio lupo di mare e alla raccolta di vecchie fotografie di un parroco in pensione l’ispettore riuscirà a dipanare la matassa e scoperchierà vecchie storie taciute, in un romanzo giallo dalla struttura armoniosa e tradizionale e che “sconfina” nel noir per l’ambientazione malinconica e uggiosa dell’ottobre galiziano.
Una prova onesta, un libro che si fa leggere con piacere e che dona visibilità a una terra dai sapori antichi senza strafare. Un romanzo “provinciale” nell’accezione migliore del termine, concreto e con una trama molto lineare ma nello stesso tempo accattivante e godibile.
Io me lo sono letto in una manciata di giorni particolarmente piovosi e freddi e i colli di Bergamo mi sono sembrati molto vicini ai verdi rilievi galiziani a picco sul mare.

PS: parlare di Galizia mi ha fatto tornare prepotentemente in mente una delle squadre più belle degli anni ’90, il SuperDepor, quel Deportivo La Coruña capace di vincere una Liga nel 99-00 e protagonista del calcio europeo dalla metà degli anni ’90: ci giocavano (in ordine sparso) Bebeto, Mauro Silva, Djalminha, Makaay, Songo’o, Naybet…

Posted in noir - gialli.

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