Dopo un po’ di tempo torno a leggere qualcosa di Bruno Morchio, psicoterapeuta e psicologo oltre che scrittore di romanzi noir che hanno per protagonista Bacci Pagano, investigatore privato genovese, comunista e genoano.
La prima volta che lessi qualcosa di suo è perché mi incurosiva leggere un romanzo ambientato a Genova, città che amo in maniera particolare, serbatoio di ricordi, sensazioni ed emozioni. Amo la loro cucina, perdermi nei carruggi, bere a piazzale delle Erbe, odorare il mare, sfiorare Marassi, quartiere del carcere e dello stadio, tenermi lontano da Piazza Alimonda e le vie limitrofe, non per vigliaccheria bensì per la sensazione di disagio nel vederla una piazza normale, con le auto che scorrono sullo stesso asfalto dove Carlo Giuliani è stato ucciso nel luglio 2001.
Qui si muove Bacci Pagano, un investigatore privato che gira in vespa rossa e legge il “decimonono”. Questa volta è la sua ex compagna, Mara, che gli chiedi di accettare un incarico dopo che il suo prof di riferimento, il dottor Ingroia, tenta il suicidio. Vent’anni dopo si trova di nuovo davanti a questo omone, conosciuto in un’epoca lontana, quando indagava sulla morte di un ragazzo in un alberghetto di Bangkok. Trasferitosi pianta stabile nella villa di Ingroia, con lui e la sua giovane moglie Carolina, gli eventi presenti e di vent’anni prima torneranno a intrecciarsi inesorabilmente.
La trama de Le cose che non ti ho detto o quantomeno il mistero è facilmente intuibile intorno a metà romanzo, proprio quando un po’ mi stava stancando. Ma la seconda metà invece scorre più facilmente e alla fine il risultato e abbastanza soddisfacente. I personaggi sono ben caratterizzati, i flashbacks ben inseriti, un viaggio nella psiche dei protagonisti, nel passato e nel presente, nei sensi di colpa e nel desiderio di vendetta. Irrazionale e razionale che si scontrano, trovando un equilibrio e la sensazione che bisogna saper essere entrambe le cose. Manca un po’ del fascino delle grigliate, della casbah genovese, dei vicoli bui e delle prostitute dei carruggi, a differenza degli altri romanzi ma come ho già detto, è comunque uno scrittore da conoscere.
Chiudo segnalando stanotte la lettura di un breve fumetto di Manu Larcenet, Come Sopravvivere in Azienda. Surreale e ironico viaggio nel mondo dei colletti bianchi. Manuale di sopravvivenza, dai colloqui al curriculum, passando per il sesso aziendale; e poi anticipando che in giornata pubblicherò una intervista fatta a Joe Lansdale da me medesimo.