Quando esce un nuovo libro della serie di Hap & Leo mi sento sempre un po’ a disagio.
Mi passo il dito nel colletto della camicia, deglutisco forte, ed entro in libreria.
Poi arrivo a casa e lo appoggio sul comodino, e lo lascio lì, facendo finta di niente, fino al ritorno a casa la sera, mentre la stanza si impregna dell’odore dei libri della Fanucci.
Perchè ogni casa editrice ha il suo odore, provare per credere: Einaudi un po’ sciapo, Feltrinelli economica lievemente stantito, e/o accogliente, Meridiano Zero mi ricorda i cereali. I libri di Fanucci hanno una fragranza aspra, secca: mi vengono i brividi, come quando qualcuno succhia il bastoncino del ghiacciolo.
Dicevo, c’è un po’ di timore con le ultime cose di Lansdale: c’è la paura che non sia all’altezza, che non sia “bello come gli altri”, che ci rovini il gusto di quanto assaporato fino ad ora… insomma, come se dopo un pasto come si deve, aspettando il dessert ci mangiassimo invece una cucchiaiata di merda.
Ci è andata bene: non è così: il nostro texano preferito ci srotola un’altra avventura di Hap & Leo come si deve.
Forse, a differenza di altri libri (Bad Chili, Il mambo degli orsi e Mucho Mojo) è meno brillante, ha meno slancio, ma non per questo è un libro a metà.
I Nostri (non sto qui a specificare che Hap è bianco, progressista, posato, fidanzato con un’infermiera di nome Brett mentre Leonard è nero, conservatore, impulsivo e gay) ormai svolgono lavoretti per il loro amico, ex poliziotto, Marvin Hanson: recuperano – a modo loro – i soldi rubati da due teppistelli a una vecchietta e incarichi che sembrano tranquilli.
Finchè Marvin non chiederà loro di indagare su un duplice omicidio, lavoro per il quale saranno addirittura pagati.
Sul luogo del delitto troveranno dipinta in rosso su un albero una testa di diavolo: da lì partiranno nelle ricerche, fra sette sataniche e incontri con vecchie conoscenze della Dixie Mafia (la mafia dei Sud degli Stati Uniti), decrepite pompe di benzina in paesini sperduti e negozi 24-7.
Il Texas di Lansdale non è quello della frontiera, ma quello della periferia, della provincia in disarmo e delle case mobili.
E’ una Lone Star precaria e decadente, fatta di strade provinciali e fabbriche che chiudono.
In questo scenario fra il soprannaturale (i satanisti, ma anche il misterioso e sanguinario assassino Devil Red, autore di altri delitti oltre a quello sul quale i due si trovano a indagare) e l’umanissimo Lansdale schiera i suoi personaggi, delineandoli come al solito in maniera esemplare, tanto da fare avere a Hap uno stato di burnout che lo inchioderà a letto.
L’elemento centrale è proprio Devil Red, che puzza di zolfo ed è cattivo come non mai (un Ivan Bogdanov in salsa texmex), forse i dialoghi non sono così serrati come in altre opere di Lansdale.
Però prova superata anche questa volta egregiamente grazie alla sapienza dell’autore nell’accompagnare, libro dopo libro, i personaggi in una vera e propria personificazione.
A proposito: con il mio ex coinquilino discutevamo spesso su chi dovesse in caso interpretare Hap & Leonard in un ipotetico film…
Io voto Liam Neeson per Hap e chiaramente Samuel L.Jackson per Leo…
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Intervista a Joe Lansdale fatta da me medesimo:
http://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/joe-lansdale-e-clash-lo-scontro