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GB84 / Il Ministero dei Casi Speciali

La location scelta per la recensione delle letture estive non poteva essere migliore. Serenamente saluto la fine dell’estate e faccio i bilanci sui cinque anzi sei ormai, libri letti in queste ultime due settimane. La scelta di recensirli in coppia nasce dall’esigenza di pubblicare il più velocemente possibile prima che la mia “dimenticanza” prenda il sopravvento.

GB84 e Il Ministero dei Casi Speciali hanno di simile soltanto il fatto che prendono spunto dalla storia e da eventi dalla drammaticità sociale simile: la chiusura e lo sciopero dei minatori britannici di metà anni ’80 e i desaparecidos nella dittatura argentina.

Comincio dal mio preferito, l’unico libro che mi abbia davvero coinvolto, di quello che è uno dei miei autori preferiti: David Peace e il suo GB84. Un libro, duro e sporco, come le mani di un minatore. Un romanzo che nasce dalle mani di un uomo nato e cresciuto nello Yorkshire, fulcro della rivolta contro il governo fascista della Thatcher, una comunità che si fondeva proprio intorno alle miniere dove quasi tutti lavoravano che la conseguente chiusura e i licenziamenti portò alla disgregazione di ogni tessuto sociale. Peace ci guida attraverso le 53 settimane di scioperi, proteste, picchetti, manifestazioni che portò una fetta della popolazione inglese a scontrarsi frontalmente contro Maggie, la quale usò ogni mezzo per spezzare il movimento sindacale e portarlo alla resa. Un anno di scioperi e resistenza che però non impedì la sconfitta del movimento sindacale e soprattutto dei lavoratori, una ferita profonda nel movimento operaio inglese che cedette contro un nemico che mise in campo tutte i mezzi, leciti e non, per avere la meglio: agenti infilitrati, provocazioni, arresti di massa e violenze poliziesche, denunce, intimidazioni, servizi segreti.

«In realtà, ho cercato di ricostruire un quadro storico obiettivo, visto che l’arte si è quasi scordata di quello sciopero. Un paio di film, qualche romanzo e una manciata di canzoni di gente come Jam, The Man They Couldn’t Hang, Redskins e Billy Bragg. Quanto ai saggi storici, sono stati praticamente scritti tutti da esponenti della sinistra, dunque con un’ottica apertamente favorevole al sindacato. Così ho cercato di ridefinire la storia con obiettività, utilizzando nomi fittizi per personaggi in buona parte reali, nonostante nel 1984 il mio cuore, da buon abitante dello Yorkshire, battesse per i minatori».

La narrazione è la solita di Peace. Secca, pungente, che si scioglie attraverso due piani narrativi: i flussi di coscenza di Marvin e Peter e la vicenda dello sciopero e la trattativa, attraverso i personaggi di Terry, tuttofare del sindacato, e l’Ebreo, colui che organizza il lavoro sporco per il governo inglese e i padroni. Un libro importante, diverso, come tutto cio’ che scrive Peace, senza fronzoli o sofismi. E’ solo lotta di classe.

Invece Il Ministero dei Casi Speciali di Nathan Englander è una storia ambientata durante la dittatura militare argentina, dove quasi una intera generazione è scomparsa, come se non fossero mai esistiti. Protagonista è una famiglia ebrea, espulsa dalla comunità, a cui viene “sottratto” Pato, l’unico figlio, colpevole solo di essere uno studente a cui la dittatura militare era invisa. Nessuna storia di militanza politica, anzi, era proprio questo l’elemento più assurdo a cui nessuno sapeva dare una risposta e che ha creato quel clima di terrore: non bisognava commettere nulla di particolare per “sparire”, a volte bastavano semplicemente dei libri o anche meno. Kaddish e Lillian, soprattutto quest’ultima, iniziano a girare per le 52 stazioni di polizia e i 7 ministeri prima di arrivare al Ministero dei Casi Speciali, dove si andavano a denunciare le scomparse, una struttura dal sapore kafkiano dove burocrati e preti alternavano mostrosuità e false speranze.

Eppure nonostante la delicatezza nel descrivere il dolore di una madre, che disperatamente non vuole ammettere a se stessa che probabilmente il figlio è morto, nell’attesa del ritorno e nella lotta alla burocrazia, questo romanzo non mi ha entusiasmato. Ho trovato spesso inutile il concentrarsi sulla comunità ebraica di Buenos Aires, le sue lotte intestine, come se togliessero spazio alla drammaticità della vicenda dei “desaparecidos”. Il dolore, l’orrore e la perdita sono gli elementi fondanti del romanzo di Englander che riescono a non essere mai banalizzati eppure continua a distanza di giorni e di riflessioni a lasciarmi delle perplessità. Forse tolti i protagonisti, gli altri personaggi sono o superficiali o hanno poca profondità, forse rimane troppo distante dalla tensione emotiva che potrebbe suscitare, di sicuro qualcosa a me non torna. Da provare, da leggere, magari semplicemente non era una lettura adatta ad essere consumata su una bianca spiaggia.

“Non sono angeli, quelli che vedrà. Sono corpi che piovono giù dal cielo.”

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