Questa è la storia di come divenni un eroe, ed ero certo di non essere niente di più che un assassino.
Comprato recentemente ad una libreria che faceva sconti Un Sogno Turco vede l’accoppiata tra un grande autore di fumetti come Palumbo e un fortunato scrittore come De Cataldo; il tutto aveva sollecitato ulteriormente la mia fame e alimentato la mia compulsività nell’acquisto di libri.
La storia è semplice. Sullo sfondo del genocidio armeno, il Medz Yeghem, per mano turca dei primi anni del 900, due uomini si incontrano in mezzo alle rovine di una città: un vecchio e un soldato si fronteggiano dopo essersi inseguiti per una vita intera. Ed è proprio la vita dell’uomo più anziano a essere raccontata in tutte le fasi. Dall’adolescenza violenta e assassina fino alla vecchiaia pacificata e pacifica soprattutto dopo aver perso le donna amata. Ma il soldato dopo tanto rincorrere è lì per ucciderlo quanto tanto curioso di ripercorrere la vita del suo avversario. Solo la fuga, quella definitiva, può salvare uno dei due.
Una fiaba western in salsa turco-armena in un volume che si legge velocemente che incanta per la cura dei disegni di Giuseppe Palumbo mentre un po’ meno per la storia quantomeno curiosa. Non sono un fan di De Cataldo, sia chiaro. L’ex magistrato dopo aver centrato il colpo con Romanzo Criminale (decisamente ben scritto) ha fatto ripetutamente flop con libri inutili e scritti molto male. Non è facile essere scrittori e lui ne è l’esempio. Questa storia nasce da un suo sogno ma che ha avuto la fortuna di essere rappresentata da una delle colonne del fumetto italiano. Ed è proprio questo a cui pensavo ieri sera una volta terminato: sarebbe stato lo stesso se invece di Palumbo lo avesse disegnato un altro autore?