Oltretorrente di Pino Cacucci arriva d’aprile a qualche settimana dalla festa della liberazione, è un caso sì ma forse neanche troppo. Il rivoler leggere libri “resistenti” forse sono condizionati dalla cappa quotidiana a cui ci stiamo debolmente abituando. E’ un bel libro, da leggere, in aprile come a ottobre.
Oltretorrente è un libro che parla di una parte della nostra storia italiana, l’ultima resistenza al regime fascista del 1922 prima di imporre il regime. E’ una storia di una città, Parma, di uomini e donne, che si opposero allo squadrismo di Farinacci e Balbo erigendo barricate e imbracciando fucili. E’ la storia dimenticata degli Arditi del Popolo, formazione antifascista composta da anarchici e comunisti decisi ad opporsi militarmente alle violenza delle squadracce fasciste che attaccavano i lavoratori, assaltavano città e aggredivano gli scioperanti come le Camere del Lavoro.
E’ la storia di Guido Picelli, di Alceste De Ambris e Antonio Ceri, antifascisti e/o sindacalisti, che furono determinanti nel guidare una popolazione nel difendersi dagli assalti delle camicie nere. Di donne e uomini, proletari urbani e di campagna, che non vogliono chinare la testa e decisi nel non perdere l’unica cosa che avevano: la dignità.
Una storia purtroppo rimossa o nascosta, quella di Parma del 1922 e degli Arditi del Popolo, proprio dal PCI in primis e dagli stessi storici, incapaci nel voler riconoscere l’importanza e la bellezza spontanea e rivoluzionaria di una intera città.
Un libro scritto bene (ma non il migliore di Cacucci) che inizia con la morte di un antifascista parmigiano: Mario Lupo
e il racconto in un’osteria di un vecchio ardito, indignato e rabbioso
nel vedere riproporsi nella propria città le violenze fasciste. E
riesce ad affascinarti e a coinvolgerti nell’incalzare del racconto e
nel sentirsi parte di quelle barricate, brulicanti e urlanti di
passione e orgoglio, tenaci nel resistere mentre l’Italia tutta stava
capitolando.
Un solo dubbio mi tormenta alla fine. Dopo alcune vicende che
riguardano quella città (sgomberi e razzismo): cosa è rimasto di quella
Parma, oggi?