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Pieno giorno

 Se c’è un autore più di ogni altro capace di raccontarci le vite degli altri, questo è JR Moehringer. E chi lo aspettava al varco dopo il successo di Open ha avuto la conferma: quest’uomo sa davvero scrivere e raccontare storie in maniera splendida. Pieno giorno è meraviglioso.

“Lei ha mai votato signor Sutton?”
“Ogni colpo in banca era un voto”

Natale 1969, Willie Sutton detto L’Attore, uno (se non il più) dei rapinatori di banche più famoso di tutto il paese esce dal carcere dopo parecchi anni sfruttando la grazie concessa dal governatore Rockfeller. Ad aspettarlo ci sono Giornalista e Fotografo, per realizzare uno scoop. La sua prima giornata fuori immaginata da JR che ripercorre attraverso la narrazione di queste 24h la storia di quest’uomo. Nato nel 1901, Sutton rapinerà decine e decine di banche alternando la libertà con carcere e rocambolesche fughe nonostante abbia a che fare con i peggiori istituti del paese. In un anno ne rapinò ben 37 diventando ancora più famoso grazie al suo marchio di fabbrica: nessuna violenza nei confronti di nessuno.

“Mi disse che quando un indiano si sente perso, o triste, o prossimo alla morte, va a cercare il posto dove è nato e ci si stende sopra. Gli indiani pensano che questo aiuti un uomo a stare meglio. Che chiuda il cerchio o qualcosa di simile…”

Sta all’autore condurre Sutton sui luoghi dove è nato e lo fa attraverso un racconto circolare della storia di un uomo che girerà in tondo dentro la sua New York per ritrovare la sua memoria e la sua storia. Il tutto con una scrittura sontuosa mai ridondante che rigo dopo rigo tesserà la vita di un uomo intrecciata alla vita di un’America a cavallo tra le due guerre, quella della grande depressione, dove non si cianciava di “american dream”, si faceva la fame, quella vera, soprattutto se eri figlio di immigrati irlandesi e abitavi nei quartieri più malfamati. Tagliuzza la storia, la ricompone, la immagina, senza mai stancare e senza mai dare la sensazione di aver scritto qualcosa di superfluo.

«Non esiste un problema che non sia colpa dei soldi o dell’amore. E non esiste problema che non si possa risolvere, con i soldi o con l’amore».

Il Sutton pensiero prende forma pagina dopo pagina regalandoci una storia piena di contraddizioni tanto da far arrivare a dire a Giornalista che “Sutton abbia vissuto tre vite separate. Quella che ricordava lui, quella di cui parlava agli altri e quella vera. Fino a che punto queste vite si siano sovrapposte rimane un mistero. Molto probabilmente, non lo sapeva neanche lo stesso Sutton”. E Moehringer/Giornalista riscriverà una storia americana degna del miglior Ellroy senza i periodi infiniti alla Ellroy, con la semplicità e la naturelazza nel far diventare epica un personaggio già leggendario, da crime story, ma che è esistito davvero e non importa se la vita da lui vissuta è tanto diversa da quella riscritta dall’autore. Perché è questa la bellezza della letteratura, luogo in cui realtà e finzione si sovrappongono, senza creare fratture nella storia stessa, senza cedere di un millimetro. Gustatevi lo stile di Moehringer capace di non mettere le virgolette ai suoi dialoghi come se non volesse spezzare la storia stessa. Ne vale la pena.

“Signor Sutton perché lei rapinava banche?”
“Perché è li che ci sono i soldi”.

Posted in narrativa.

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