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Una banda di idioti

 Bisogna avere cuore e testa per leggere. La lettura non è un semplice passatempo. Chiariamoci, anche sì ma rimane comunque un esercizio mentale, uno splendido modo per distaccarsi dalla realtà, per riflettere, sognare, immaginare. Quindi se viene a mancare una delle tue componenti, si rischia di non godere in maniera completa di un bel romanzo, perché Una banda di idioti di John Kennedy Toole, lo è.

Ignatius J. Reilly è l’incredibile protagonista del romanzo come lo definisce Stefano Benni nella prefazione “Immaginatevi una strana miscela fra un barbone, un Oliver Hardy impazzito, un Don Chisciotte grasso e un Tommaso d’Aquino perverso. Immaginatevi un gigante con baffoni e berretto verde da cacciatore che, fra giganteschi rutti e flatulenze, si vede costretto a continui attacchi contro un’America “priva di geometria e teologia”. Attorno a lui, in una New Orleans trasformata in palcoscenico quasi dadaista, un coro di personaggi epici.”

Una banda di idioti è tutto questo. I protagonisti che si muovono intorno a Ignatius, sono sicuramente più umani ma non più furbi di lui che nella sua follia mista a misantropia trova sempre un modo per cavarsela e uscirne nel miglior modo possibile. Ignatius potrebbe essere addirittura considerato un intellettuale se non fosse pazzo. Il suo creare continui guai o disastri lo rendono un personaggio pericoloso agli altri. Dal tentativo di “rivolta” in fabbrica al lavoro di venditore di hot dog, il suo stare con gli altri è disastroso.

“Mi rifiuto di “cercare di migliorarmi”. L’ottimismo mi dà il voltastomaco; è perverso. Sin dalla sua caduta, l’uomo è sempre stato in misere condizioni.”

Questo è Ignatius. Questo è un altro stralcio di questo gran bel romanzo nato da una idea brillante dell’autore e sostenuto da una scrittura divertente e pregevole. Le condizioni disperate dei protagonisti non impediscono di divertirsi e sognare con lui. Tutto così sopra le righe, soprattutto gli stralci dal diario di Ignatius o la corrispondenza con la sua amica hippie Myrna trasferitasi a New York, da dar quel sapore di grottesco che da senso alla tutta la storia.I suoi diari sono una serie di elucubrazioni che fanno innamorare il lettore fino a farlo sostenere e tifare per un antipaticissimo protagonista, l’anti-eroe per eccellenza.

In casa aiuto a spolverare e, in più, sto scrivendo una lunga accusa contro il nostro secolo. A volte, quando il cervello comincia a fondersi per il troppo lavoro intellettuale, mi metto a fare la crema di formaggio.”

Eppure nonostante lo straordinario successo avuto, questo romanzo non sarebbe stato pubblicato se la madre dell’autore, morto suicida a 32 anni, anni dopo, grazie al ritrovamento di un manoscritto unto e sporco di caffé fece un giro tra gli editori per chiederne la pubblicazione. “E’ un capolavoro” ripeteva, finché non incontrò Walker Percy, filosofo, scrittore, nonché insegnante presso l’università di Loyola, che ne rimase stupefatto. Una banda di idoti vincerà il Pulitzer nel 1981. In seguito sarà pubblicato “Una bibbia al neon”, romanzo che John scrisse ad appena sedici anni.

“Cercasi elemento dinamico, fidato, portato ai contatti umani”.
Signore santo, vogliono un mostro! Temo che non potrei mai lavorare per una ditta che ha una tale visione del mondo.

 

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